Creare presentazioni accattivanti è alla base della crescita per la tua attività, per renderti utile e per creare un funnel che porti alla vendita del tuo prodotto o servizio. La cosa essenziale è che il tuo pubblico capisca di cosa stai parlando.
Ed ecco un punto focale veramente importante per tutti coloro che, come il sottoscritto, basano il proprio business sul veicolare nuove informazioni. Sapere come funziona l’apprendimento e il cervello umano ti offrirà un vantaggio competitivo non indifferente per far comprendere al meglio i concetti che stai diffondendo.
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Ma prima ancora di pensare ad organizzare le informazioni da presentare è necessario fare un passo indietro, per prima cosa dovviamo comprendere il pubblico che vogliamo colpire e quali sono le principali esperienze che può condividere.
Infatti sapere quali sono le esperienze della nostra audience è qualcosa che dobbiamo portare all’interno delle nostre presentazioni perché chiunque seguirà la tua presentazione la confronterà con le conoscenze a sua disposizione. Questo è il funzionamento di un qualsiasi cervello umano, caratteristica che gli permetterà di salvare i nostri concetti nella memoria a lungo termine o memoria permanente.
Capisco benissimo che sono partito in quarta ed ho iniziato a parlare immediatamente del cervello, se vuoi approfondire ti consiglio di iniziare la tua ricerca dalla definizione di memoria a lungo termine. Adesso torniamo alla costruzione della presentazione.
Durante le fasi di creazione essere in grado di trovare qualcosa che è comune a tutto il pubblico serve per far stabilire un piano di partenza dove siamo tutti uguali, tutti possiamo fare fede alle stesse conoscenze. Creando questa atmosfera ed aprendo la presentazione in questo modo saremo in grado di far sentire a proprio agio il nostro pubblico, cosa che ci permetterà di farci donare la loro completa attenzione.
Prima di spiegarti come fare, vorrei condividere con te una definizione interessante.
Definizione di Apprendimento: un processo attivo che prende posto nella memoria di lavoro mentre lo studente estrae significato e lo connette con i suoi ricordi esistenti per inserirli all’interno della memoria permanente.
Ovvero il pubblico deve capire quale sia il concetto ed essere in grado di collegarlo con i ricordi che ha o al problema che cerca di risolvere. Soltanto in questo modo potremmo assicurarci che si ricorderà i concetti presentati e che ne parlerà anche agli altri.
Da questo punto ci spostiamo al significato dell’acronimo SPLAT, tutto inizia da un concetto tanto semplice quanto fondamentale.
Pensa al nostro cervello come a un frullatore. Siamo in una giornata d’estate, siamo assetati e ci vogliamo fare un frullato; ma quando premiamo il bottone per avviare la centrifuga ci accorgiamo che ci siamo dimenticati di aggiungere il coperchio.
A questo punto tutto gli ingredienti faranno… SPLAT
E questo è proprio come funziona il nostro cervello quando assimila nuove informazioni perché queste entrano all’interno del nostro cervello passando per tutti i nostri sensi fino a dirigersi verso il centro, il talamo, che si occupa di spedirli alle parti del cervello incaricate delle diverse funzioni.
Praticamente fa fare “SPLAT” all’informazione che stiamo assimilando.
Da questo semplice concetto ho appreso veramente molto e se vuoi farlo anche tu hai due possibilità:
- seguire il podcast pubblicato sul sito del grande Pat Flynn;
- leggere questo articolo e fare riferimento alla piccola infografica che ti allego qua sotto.

Ma adesso basta con queste frasi e immagini introduttive, è giunto il momento di fare sul serio e spiegare nel il significato di questo acronimo.
S = Safety allows for learning
Gli utenti devono sentirsi al sicuro durante la tua presentazione. Lo spettatore deve sapere il punto di partenza fino al punto di arrivo prima ancora di ascoltarti per più di 40 minuti. Questo è un aspetto fondamentale che se usato bene ci permette di migliorare l’approccio che il nostro pubblico, i nostri studenti, ha nei confronti della nostra presentazione.
Sin dall’apertura della nostra presentazione è necessario annunciare dove vogliamo portare le persone coinvolte e parlargli di quale trasformazione vogliamo portare nelle loro conoscenze.
Prendi per esempio un evento in cui qualcuno ti ha fatto un’imboscata, dato che il nostro cervello deve rispondere velocemente a questo stimolo, scoprirai da solo che non siamo in grado di pensare tranquillamente. Il nostro cervello inizia a produrre velocemente delle idee e il corpo risponde automaticamente, per questo molto spesso urliamo o facciamo imbarazzanti danze.
Per evitare al nostro pubblico questi stimoli emotivi dobbiamo assicurarci che si senta il più tranquillo possibile.

Quando si inizia una presentazione, una delle aperture peggiori che provoca senzazioni negative al nostro pubblico è iniziare dicendo qualcosa come: man mano che affronteremo i vari argomenti, vi farò anche qualche domanda.
Iniziare la presentazione In questo modo metterà il pubblico “sulle punte” sempre in tensione pronti a rispondere a qualche domanda e mai veramente attenti a quello che stiamo dicendo…
O per meglio dire, attenti forse sì ma non saranno concentrati e quindi non saranno in grado di spostare le informazioni che stiamo presentando nella memoria permanente.
Non stiamo creando un ambiente sicuro che permetta al pubblico di apprendere.
È importante sapere che un cervello umano applica in media 20 minuti per passare da una sensazione emotivamente attiva ad una più rilassata e per questo motivo se sbagliamo qualcosa all’inizio della nostra presentazione, possiamo stare sicuri che dovremo faticare molto per riprendere la loro attenzione e che gran parte dei nostri concetti non verranno propriamente appresi.
Alcuni studi hanno dimostrato che di fronte a 10 opzioni, dopo aver subito un’imboscata o altri eventi che scatenano il nostro cervello primitivo avremo già perso 8 di queste opzioni e non siamo in grado di valutare la situazione nella sua completezza.
Praticamente se siamo di fronte a un tavolo pieno di armi per difenderci, scegliamo l’asciugamano.
Iniziare invece con una storia o con una domanda retorica che permette alle persone di sentirsi tutte sullo stesso piano, come ad esempio chiedere se riconoscono una canzone famosa, permette di evitare la crescita di questo tipo di emozioni negative e aiuta il pubblico a focalizzarsi soltanto sui contenuti che verranno presentati.
P = Problem Solving is Learning
Non siamo persone che sono interessate semplicemente al contenuto, siamo persone interessate ad apprendere qualcosa perché abbiamo la necessità di risolvere un problema e cerchiamo un esperto che ci aiuti a trovare le risposte giuste.
Fare un semplice elenco della spesa, parlare dei dati e soltanto degli step che stiamo spiegando non è abbastanza. Questo perché dobbiamo sempre direzionare i nostri contenuti e crearli per rispondere ad una sola domanda: come mi può essere utile quello che sto ascoltando per risolvere il mio problema?
Quindi, più semplicemente, tutto il nostro contenuto deve essere focalizzato alla soluzione di un problema.
Prendi ad esempio questo stesso articolo.
Il problema che ho identificato e al quale ti sto rispondendo è: come posso creare delle presentazioni che il pubblico ricordi chiaramente?
So che il contenuto che sto scrivendo non è al 100% mio dato che ci stiamo basando su un podcast, ma lo sapevi che per realizzare questo stesso articolo ho ascoltato la registrazione per ben 6 volte? Forse perché mi sono distratto, forse perché non sono bravo io, ma il discorso principale è che questo podcast è fatto talmente bene che mi ha stimolato a scrivere questo articolo e che mi ha spinto ad ascoltarlo più volte. Praticamente sto condividendo i concetti appresi da una presentazione e ne parlo con il mio lettore, tu.
Per avviare un apprendimento attivo c’è la necessità di stimolare il nostro pubblico cercando di guidarne l’attenzione con parole semplici. È affascinante scoprire che se diciamo X la mente del nostro ascoltatore si dirige immediatamente a pensare ad X piuttosto che vagare su altri argomenti.

La spiegazione scientifica di questo processo sta nel fatto che il nostro cervello usa un segnalibro chimico che gli permette di ricordare che quando trova il problema X, la memoria si attiva e ci porta a ricordare quando e dove abbiamo assimilato quella specifica informazione.
Dato che questo è un aspetto veramente molto importante bisogna mettere in luce che per stimolare questo processo dobbiamo lasciare del tempo alla nostra audience per pensare e vivere questo problema, talvolta questo risultato si ottiene anche semplicemente lasciando che le persone parlino tra loro e si confrontino sui contenuti che abbiamo presentato.
Quindi ricorda sempre di inserire degli spazi di riflessione, spazi in cui lanciamo proprio la palla al pubblico oppure li stuzzichiamo con qualche domanda intelligente. L’importante è non cascare in errori come quelli che affronteremo successivamente.
L = Lectures don’t allow for Learning
Fin troppo spesso pensiamo che il nostro cervello sia un semplice registratore, ma questa è la definizione più lontana dalla realtà che possiamo affermare. Questo perché la nostra capacità di attenzione è veramente corta, si parla addirittura di meno di 10 minuti…

Sono stati condotti molti studi sulle varie conferenze e lezioni svolte all’interno delle università americane ed è stato scoperto che dopo i primi 10 minuti di presentazione, dove l’attenzione del pubblico è molto alta, si assisteva ad un declino inesorabile fino agli ultimi 10min di presentazione dove il pubblico si risveglia dal proprio letargo…
Che cosa succede? Perché si ha un picco di attenzione negli ultimi 10 minuti?
Generalmente il relatore pronuncia le fatidiche parole: e per riassumere…
A questo punto, con questi precisi vocaboli, il pubblico pensa che sia possibile apprendere veramente qualcosa dal talk senza dover spendere troppe energie e riattiva la propria attenzione. Ovviamente questo dipende molto dalle capacità di sintesi che possiede il presentatore, ma sicuramente ci saranno delle connessioni e dei concetti che l’audience avrà inevitabilmente perso…
Come possiamo risolvere?
Quello che puoi fare nelle tue presentazioni è implementare dei concetti che vengono presentati 10 minuti alla volta, in questo modo potremmo sempre ravvivare l’attenzione del nostro pubblico e assicurarci che sia in grado di seguire tutta la presentazione apprendendo il più possibile.
Inserire dei file multimediali come video o audio permette alla tua storia di mantenersi attiva e di ravvivare l’attenzione del proprio pubblico anche se, il più delle volte, è sufficiente lasciare che sia lo stesso pubblico a parlare ad alta voce e discutere gli argomenti che sono stati appena presentati per migliorare sia l’attenzione che i processi di apprendimento.
A = All audiences are Visual Lerners
Fino ad oggi la scienza ci presentava diverse tipologie di apprendimento e le suddivideva in tre grandi famiglie: visivo, auditivo e tattile. Praticamente ognuno di noi è in grado di apprendere meglio utilizzando maggiormente uno di questi sensi.
La realtà è che recenti studi hanno dimostrato che questa classificazione è errata e che tutti noi siamo degli allievi visivi, questo significa che il nostro cervello è in grado di apprendere meglio se gli presentiamo le informazioni sotto forma di contenuto visuale come ad esempio immagini, video o anche delle eleganti infografiche.
Mescolare gli stili è sempre utile, ma puntare principalmente su un contenuto visivi ci aiuta perché il nostro cervello è in grado di focalizzarsi fino all’80% per dedicarsi alla comprensione dei contenuti visivi e questa è una statistica molto interessante per la creazione delle nostre presentazioni, soprattutto se l’abbiniamo alla successiva scoperta.
Non è un segreto il nostro cervello identifica un singolo carattere come un’immagine. Questo richiede al nostro cervello un’attività aggiuntiva perché si dovrà sforzare per processare tutte le informazioni che racchiudono l’insieme di caratteri, per questo motivo si evita di scrivere molto nelle slide e torna nuovamente utile puntare al contenuto visivo.
Utilizzare delle foto o delle icone è molto più utile perché il riconoscimento dei concetti e la creazione dei collegamenti che ci permettono di ricordare raddoppia quando usiamo delle immagini. Infatti, se è vero che siamo in grado di mantenere il 10% delle informazioni che possiamo assimilare ascoltando un audio, se uso (soltanto) delle immagini la percentuale risulta 35%; ma se utilizzo assieme audio e immagini la percentuale sale fino al 60%!
Un risultato niente male se consideri che, a parte l’organizzazione dei concetti all’interno delle tue slide, tutto quello che hai fatto è stato selezionare l’immagine corretta.
Se per qualche motivo non hai la possibilità di mostrare delle immagini, magari manca il proiettore o è rotto, prova a sfruttare le storie.
Organizza le informazioni che stai presentando in modo da attivare la fantasia del tuo pubblico e lascia che siano loro stessi a dipingere le immagini di cui hanno bisogno per ricordarsi al meglio i concetti che stai presentando.
T = Talking is Learning
Parlare aiuta la retenzione dei concetti e anche ad ottenere dei feedback sulla propria presentazione. Oltre a questo, studi dimostrano che il nostro cervello è in grado di mantenere cinque informazioni per 30 secondi, prima erano sette, adesso siamo scesi a cinque…

Per fare in modo che qualcosa resti all’interno del cervello per un periodo maggiore ai 30 secondi abbiamo la necessità di ripetere l’informazione ottenuta, in questo modo sarà possibile spostare il concetto all’interno della memoria di lavoro e se questo non succede l’informazione scivola via e verrà persa per sempre.
Una volta che ripetiamo l’informazione abbiamo l’opportunità di mantenerla all’interno di questa memoria per 60 minuti, ma per stimolare questo esercizio, per permettere alla propria audience di ripetere un determinato concetto, dobbiamo fare delle domande strategiche.
In questo modo non presentiamo elementi passivi all’interno della presentazione, piuttosto ne inseriamo di attivi che aiutano il pubblico a utilizzare il proprio cervello per analizzare quello che hanno appena ascoltato.
Conclusioni
Una tra le cose più importanti che dobbiamo sempre ricordarci è l’interazione che abbiamo con il pubblico. Non dobbiamo mai prendere la loro attenzione come dovuta ma dobbiamo sempre stimolarli all’apprendimento, questo è il compito di un bravo presentatore/formatore.
L’interazione del pubblico non è delegata soltanto alle presentazioni dal vivo ma può (e deve) essere applicata a tutto il materiale che produciamo come ad esempio webinar, podcast e i video.
Se riuscirai a far interagire il tuo pubblico anche con gli articoli che pubblichi allora potrai dire di aver vinto 😉
I 5 principi che hai scoperto oggi non rappresentano uno studio completo sul funzionamento dell’apprendimento umano, ma se inizi a usarli quando crei i tuoi contenuti ti permetterà di muoverti verso una direzione dove i concetti che presenti resteranno appiccicati nella mente del tuo pubblico.
Per mantenere l’attenzione del pubblico dobbiamo desiderare che imparino qualcosa dalla nostra presentazione.
Personalmente scrivere questo articolo mi ha permesso di comprendere molte delle dinamiche che vengono applicate durante una presentazione di qualsiasi tipo e inizierò ad utilizzare questi concetti anche all’interno di tutti i miei articoli e corsi.
Spero che la lettura di questo articolo sia stata per te tanto stimolante quanto per me lo è stata scriverlo e mi farebbe incredibilmente piacere conoscere la tua opinione!
Ormai dovresti sapere come funziona…
Puoi usare lo spazio dedicato ai commenti che trovi proprio qua sotto all’articolo oppure puoi sfruttare la pagina Contatti per, appunto, metterti in contatto con il sottoscritto e farmi sapere che ne pensi di questo o degli altri articoli che abbiamo pubblicato.
Non mi resta altro che augurarti un buon proseguimento e aspettarti per un altro articolo!
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